Il primo passo da compiere quando si sta scegliendo un sistema di protezione delle vie respiratorie è quello di valutare attentamente i rischi comportati dal lavorare in un determinato ambiente. Che sostanze sono presenti nell’aria? Come potrebbero reagire alla nostra lavorazione? Sono percepibili attraverso i sensi? E qual è la concentrazione di ossigeno presente?
Ci sono, infatti, diversi tipi di dispositivi di protezione individuale e conoscere il pericolo ci permetterà di fare la scelta giusta. In sostanza, i DPI si dividono in tre categorie. Quelli appartenenti alla prima categoria proteggono da rischi minimi e più facili da eludere. La seconda categoria comprende tutti i dispositivi adatti a prevenire i rischi intermedi. Al contrario, quelli appartenenti alla terza categoria tutelano il lavoratore da pericoli difficili da percepire, che potrebbero comportare lesioni gravi o mortali. Hanno, quindi, una struttura complessa.
Di conseguenza, esistono anche diversi apparecchi per la protezione delle vie respiratorie. Si parte dalla semplice mascherina fino ad arrivare a facciali e autorespiratori più articolati. Tutto dipende, ovviamente, dal rischio che si corre quando si lavora.
Il datore ha il dovere e l’obbligo di eseguire controlli sul luogo di lavoro per determinare con precisione il tipo di rischio che il lavoratore corre, la probabilità e la durata del rischio. Deve, quindi, essere in possesso delle informazioni necessarie sulla sostanza che rende l’ambiente pericoloso: la concentrazione in cui è presente, la sua consistenza, l’odore e, finanche, come questa potrebbe reagire alle diverse condizioni climatiche o all’operato del lavoratore.
È da tenere in considerazione che non è la sola presenza di sostanze nocive, irritanti, corrosive o tossiche che rende necessario l’utilizzo di sistemi di protezione delle vie respiratorie. Se queste possono provocare avvelenamenti, tumori, danni ai polmoni e allergie, c’è anche un altro nemico da contrastare.
La carenza di ossigeno, infatti, comporta gravi rischi per la salute del lavoratore, come svenimenti, danni cerebrali e morte. Misurare la quantità di ossigeno presente nell’ambiente in cui si va ad operare è essenziale per decidere quale sistema di protezione adottare e che supporto è necessario fornire.