Lavorare negli spazi confinati senza le opportune precauzioni, senza formazione, in assenza delle adeguate informazioni e senza le idonee attrezzature può mettere in serio pericolo la vita del lavoratore. Si sente spesso parlare di incidenti mortali sul lavoro e quanto sia importante cercare di ridurli. Per farlo è opportuno essere consapevoli dei rischi che si corrono e quanto preveda la normativa per il tipo di lavoro che andiamo a svolgere.
Spazi confinati: cosa sono
Gli spazi confinati, detti anche ambienti sospetti di inquinamento e/o confinati, sono luoghi che presentano almeno un fattore di rischio accertato e che possono determinare un infortunio grave o, peggio, mettere in serio pericolo di vita chi si appresta a lavorarci.
I rischi che maggiormente si incorrono, in uno spazio confinato, sono quelli di asfissia, caduta dall’alto, annegamento, inspirazione di sostanze tossiche, carenza di ossigeno, esplosioni e condizioni climatiche ostili.
Le condizioni di rischio possono essere precedenti all’inizio dell’attività lavorativa o possono manifestarsi durante l’esecuzione di alcuni specifici lavori, come la saldatura o la lavorazione tramite strumenti che possono dar vita ad inneschi.
Quando il pericolo è così elevato, le prevenzione diviene un fattore essenziale per evitare disgrazie e catastrofi. Negligenza e superficialità non possono essere ammessi in luoghi di questo tipo, poiché sono spesso questi gli elementi che sono determinanti di un incidente di grave portata.
Incidenti sul lavoro: numeri in crescita
Si sente parlare di infortuni sul lavoro dai risvolti mortali quasi quotidianamente. Telegiornali, quotidiani e riviste online riportano spesso notizie di vittime sul lavoro e/o dei loro soccorritori. Casi si intossicazione, anossia, incendio o esplosione hanno riempito le pagine di cronaca. Eppure è evidente che una vera e propria cultura del rischio e della prevenzione sia ancora poco presente.
Stando a quanto riportato dall’Inail, nel 2018 sono stati denunciati 641.261 casi di infortuni sul lavoro, con un aumento dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Di questi, ben 1.133 hanno avuto un esito mortale (oltre il 10% in più rispetto al 2017). Nella maggior parte dei casi, inoltre, si è trattato di incidenti plurimi che hanno, cioè, causato la morte di più di un lavoratore.
Altri dati ci dicono che solo tra gennaio e marzo 2019 sono state effettuate 157.715 denunce di infortunio. Un numero in crescita se paragonato a quello rilevato nell’anno precedente. L’entità delle denunce con esito mortale sono rimaste, invece, pressoché invariate. Si tratta di cifre che non lasciano spazio dubbi: non vi è stato nessun miglioramento nel tempo e gli infortuni sul lavoro restano una piaga da combattere.
Spazi confinati: quali sono e come accedervi
Pozzi neri, cisterne, fogne, serbatoi, fosse, autoclavi, tramogge, silos sono tutti esempi di ambienti confinati. Talvolta non è facile comprendere quali ambienti siano da considerare come spazi confinati e il dibattito è sempre aperto e in evoluzione.
In generale uno spazio confinato è una zona non progettata per la permanenza delle persone, con scarse vie aeree, scarse possibilità di ventilazione naturale e con inadeguate vie di uscita e di ingresso. In questi ambienti c’è il rischio che sostanze tossiche e condizioni sfavorevoli, come la caduta dall’alto di elementi come sabbia o terra, possano causare perdita di coscienza, asfissia, annegamento o ferite gravi in seguito ad esplosioni.
Altre situazioni in cui ci si può trovare, quando si è in uno spazio confinato, sono condizioni di scarsa illuminazione, esposizione ad agenti chimici o biologici pericolosi, cadute e scivolamenti, presenza di cavi, tubazioni o materiali scivolosi, ustioni o congelamenti a causa di temperature ostili, presenza di fango o melma che non agevola l’andamento.
Il rischio maggiore proviene, però, da errori prettamente umani. La carenze strutturali e organizzative dell’ambiente di lavoro e il mancato, o incompleto, utilizzo dei D.P.I. (dispositivi di protezione individuali) necessari sono dei fattori importanti nel determinare l’entità dei risvolti di un incidente sul luogo di lavoro, a maggior ragione se si opera in ambienti confinati e pericolosi.
Spazi confinati normativa: D.Lgs 81/08
A causa dell’elevato rischio di vita per chi opera in spazi confinati, si è avvertita la necessità di strutturare una normativa che regolasse il lavoro in ambienti sospetti di inquinamento e confinati.
Il D. Lgs. 81/08 è la principale normativa per la regolamentazione del lavoro in spazi confinati. Questa norma individua una serie di divieti, di obblighi e di misure preventive da tenere in considerazione per evitare incidenti negli ambienti confinati. Molto importante l’art. 66 che vieta l’accesso dei lavoratori in ambienti dove potrebbero essere presenti gas nocivi senza che sia stata prima accertata l’assenza del pericolo per la vita dello stesso lavoratore. Se le condizioni dell’atmosfera sono incerte, i lavoratori devono essere protetti con sistemi di protezione e cinture di sicurezza e vigilati per tutta la durata del lavoro.
Il medesimo articolo si occupa, poi, degli accessi agli ambienti confinati, che devono essere idonei al passaggio dei lavoratori e, in caso di necessità, dei soccorritori: “l’apertura di accesso a detti luoghi deve avere dimensioni tali da poter consentire l’agevole recupero di un lavoratore privo di sensi”.
Si tratta di accessi, insomma, che permettano il passaggio di un uomo considerando che questo occupa, mediamente, un’ellisse con raggio maggiore che misura 60 cm e quello minore che misura 45 cm. Tale dimensioni devono essere ulteriormente aumentate qualora il lavoratore portasse con sé strumenti di lavoro ingombranti o dispositivi di sicurezza che aumentino la necessità di spazio. Sono da considerare anche le dimensioni degli strumenti di soccorso, come barelle ed autorespiratori.
Il D. Lgs. N° 81 del 2008, inoltre, individua alcuni dei luoghi in cui la vita del lavoratore potrebbe trovarsi in pericolo e detta le regole per operarvi in sicurezza. Si tratta di vasche, canalizzazioni, silos, tubazioni, serbatori, recipienti e scavi.
Il Decreto Legislativo sottolinea anche l’importanza dell’informazione e della formazione del lavoratore. Il personale che opera in ambienti confinati, infatti, deve essere opportunamente addestrato.
Spazi confinati normativa: D.P.R 177/11
Per integrare il D.Lgs 81/08 e per contrastare il numero ancora elevato di incidenti sul lavoro in ambienti ostili, il 23 novembre 2011 è entrato in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica 177/11, “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati”.
La norma identifica una serie di linee generali a cui far riferimento e stabilisce che solamente i lavoratori autonomi e imprese qualificate che detengono determinati requisiti possono operare negli spazi confinati. Anche questa normativa sottolinea l’importanza della formazione, informazione e addestramento. È obbligatorio che i lavoratori siano consapevoli dei rischi e dei pericoli a cui vanno incontro e conoscano tutto ciò che è necessario per evitarli.
Tra gli obblighi previsti dal D.P.R. 177/11 c’è quello di dotarsi dei necessari D.P.I. e attrezzature di sicurezza, come autorespiratori, rivelatori di gas nocivi o infiammabili, sistemi di soccorso e/o recupero. Il personale che opera all’interno di ambienti confinati deve essere esperto in numero non inferiore al 30%. Per esperto si intende che deve aver maturato almeno un’esperienza pari o superiore ai tre anni di lavoro in spazi confinati o in ambienti sospetti di inquinamento.
Importanti le responsabilità affidate al committente dei lavori. Deve essere lui, in primis, ad informare i lavoratori dei rischi presenti nell’ambiente di lavoro, delle caratteristiche di quest’ultimo, sulle misure di prevenzione adottate e su quelle di soccorso previste. Questa attività formativa e informativa deve svolgersi in un lasso di tempo adeguato, che non può mai essere inferiore ad una giornata.
Il datore di lavoro, inoltre, deve nominare un proprio rappresentante competente in materia di sicurezza sul lavoro, adeguatamente formato, che vigili e coordini le operazioni in modo che tutto si svolga in maniera controllata e sicura.
Deve, poi, essere prevista e attuata una procedura che elimini, o perlomeno riduca, i rischi e i pericoli derivanti dalle operazioni che si stanno svolgendo, in tutte le fasi del lavoro.
Gestione dell’emergenza negli ambienti confinati
Un’importante caratteristica degli ambienti confinati da tenere in considerazione quando ci si appresta ad organizzarvi un lavoro, è la difficoltà delle procedure di soccorso e della gestione dell’emergenza qualora accadesse un incidente.
Le fasi di emergenza, infatti, spesso sono momenti in cui vengono colpite altre vittime, proprio tra i soccorritori. I soccorsi diventano, così, non solo inefficaci, ma anche rischiosi. Il D.P.R. 177/11 ha tenuto conto di ciò e ha stabilito che “deve essere adottata ed efficacemente attuata una procedura di lavoro diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati”, che comprenda l’organizzazione dell’eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco.
Importante, pertanto, definire le modalità dei flussi comunicativi sia tra i lavoratori che svolgono le diverse mansioni sia con gli addetti esterni. Si tratta, quindi, tra le altre cose, di sistemi di allarme che favoriscono un’attivazione veloce delle procedure di emergenza e il tempestivo intervento di soccorritori esterni.
I soccorritori, inoltre, necessitano, a loro volta, di un’adeguata informazione sulle caratteristiche del luogo di lavoro, sui D.P.I. da utilizzare, e sul tipo di pericoli a cui vanno incontro per evitare di essere a loro volta vittime di incidenti. Devono, quindi, poter disporre di attrezzature idonee.
Quando previsto dalla valutazione dei rischi, i lavoratori devono essere muniti di strumenti dotati di sistemi di allarme che misurino costantemente le percentuali di ossigeno o di sostanze tossiche o infiammabili. Dotare i lavoratori di attrezzatori che favoriscano non solo una veloce presa di coscienza del pericolo, ma anche una rapida estrazione dal luogo di lavoro qualora si rendesse opportuno, permette di facilitare le operazioni di soccorso e l’evitare incidenti che potrebbero avere tragici risvolti.
Spazi confinati attrezzatura: i D.P.I.
Non vi è dubbio che i D.P.I. rappresentano un elemento che può ridurre i pericoli. Il corretto utilizzo di questi dispositivi permette, spesso, di evitare tragiche conclusioni agli incidenti sul lavoro, a maggior ragione se questi avvengono negli spazi confinati.
L’art. 74 del D.Lgs. 81/08 fornisce la seguente definizione di DPI: “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.
Sono esclusi, da questa definizione, gli ordinari indumenti di lavoro, come divise e uniformi, che non hanno come principale funzionalità quella di proteggere il lavoratore dai pericoli provenienti dalla sua attività.
I D.P.I. devono essere sempre utilizzati qualora il pericolo non possa essere eliminato o evitato. Quindi, devono sempre essere presenti quando si lavora negli ambienti confinati. Devono, inoltre, essere adeguati al tipo di rischio che il lavoratore corre nello svolgere il suo lavoro e tenere conto dell’esigenze ergonomiche di chi dovrà utilizzarli.
C’è, sul mercato, un gran numero di D.P.I. adatti a diverse esigenze. Elmetti di protezione, scarpe di sicurezza di diverso tipo, occhiali protettivi, autorespiratori, otoprotettori, indumenti protettivi con diverse funzionalità, guanti, imbracature di sicurezza, attacchi di sicurezza con corde.
Un ruolo fondamentale, quando si lavora in ambienti confinati, lo giocano gli strumenti che permettono la protezione delle vie respiratorie. Vanno sempre utilizzati quando si lavora in spazi ristretti o dalle temperature non idonee, quando si rischia intossicazione da gas o vi è una carenza di ossigeno, in prossimità di altiforni, quando sono presenti fumi di metalli pesanti o polveri, per i lavori in pozzetti, canali e vani sotterranei della rete fognaria.
Le attrezzature che possono essere utili per svolgere un lavoro negli ambienti sospetti di inquinamento e/o confinati sono veramente tanti. Perdersi e non comprendere bene quali sono le caratteristiche che deve avere un D.P.I. è facile e, per questo, è sempre bene farsi consigliare da chi ha esperienza in materia.
È importantissimo, inoltre, che chi è destinato ad utilizzare i D.P.I. venga adeguatamente formato sulla funzione e sul modo di utilizzo. Stesso principio vale per chi, in caso di incidente, è deputato ai soccorso e che, quindi, deve indossare i medesimi D.P.I.
Infine i D.P.I. devono essere conformi e possedere la marcatura CE, che garantisce che il produttore, o chi per lui, possa mostrare, qualora gli venga richiesto, la dichiarazione di conformità CE.